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Rispetto ai monachesimi "originari", quello di Gaza è un monachesimo polimorfo, urbano, meno centrato sulla regola e più attento alle fisionomie individuali. Introdotto da Ilarione, è con Isaia di Gaza, Pietro l'Iberico, Barsanufio e Giovanni e Doroteo che conosce una fortunata stagione. Esso si contraddistingue in quanto non improntato a rigide pratiche ascetiche, bensì al principio regolatore del "Fa' ciò che puoi" che attraversa l'Epistolario di Barsanufio e Giovanni, pur senza essere mai esplicitamente tematizzato. Il santo monaco diventa una sorta di nuovo oracolo, di cui i fedeli attendono con ansia i consigli, i vaticini cristianizzati frutto del suo carisma profetico, sullo sfondo delle trasformazioni e dei conflitti della Tarda Antichità. Carisma e istituzione, anacoresi e cenobitismo, comunità e individuo appaiono così, alla luce del monachesimo di Gaza, non come irriducibili dicotomie, bensì come elementi che si ricompongono in un ricco e fecondo "divergente accordo".